Da Roseto agli States: il viaggio di Francesco D'Emilio tra canestri e funzioni armoniche
In una soleggiata mattina d'estate, ho incontrato Francesco in un caffè del centro. E’ appena rientrato a Roseto da St. Louis. Il suo sorriso è contagioso mentre iniziamo la nostra chiacchierata, un ponte gettato sull'Atlantico tra due mondi educativi.

Francesco, giovane matematico rosetano, attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca negli Stati Uniti.
La sua storia è un affascinante intreccio di sport, numeri e avventure internazionali.
Francesco, raccontaci un po' del tuo percorso. Come sei passato dal basket alla matematica?
"In realtà, non è stato un passaggio netto. Dopo l'esperienza a Roseto, ho continuato a giocare anche durante la triennale: prima in serie C ad Imola e poi in Promozione a Bologna, finché il Covid non ha interrotto la stagione.
La matematica e il basket sono sempre andati di pari passo per me."
E come sei finito negli Stati Uniti?
"È stato un percorso graduale. Durante il master in Italia, ho vinto una borsa Erasmus che mi ha permesso di studiare un semestre in Olanda. Quell'esperienza mi ha aperto gli occhi sulle opportunità internazionali. Ora sono in America per un dottorato di ricerca. Naturalmente, devo ringraziare i miei genitori che hanno avuto la lungimiranza di farmi studiare la lingua inglese fin da bambino sia in Italia, sia all'estero."
Ci puoi spiegare di cosa ti occupi esattamente?
"Certo! La mia area di studio si chiama "Analisi Armonica". In parole semplici, studio l'evoluzione e la trasmissione di segnali. Anche se non me ne occupo direttamente, questo campo ha applicazioni incredibili: dall'ingegneria alle neuroscienze, dalla biomedica alla meccanica quantistica."
Interessante! Come trovi il sistema universitario americano rispetto a quello italiano?
"Sono due modelli diversi, soprattutto a livello di triennale. Negli Stati Uniti gli studenti hanno molta più libertà nella scelta dei corsi. In Italia, invece, il percorso è quasi sempre obbligatorio. Ci sono pro e contro: da un lato, in America uno studente indeciso ha più tempo per esplorare e cambiare strada. Dall'altro, in media, un laureato americano ha una preparazione teorica meno solida rispetto a un italiano, semplicemente perché segue meno corsi specifici."
Quindi diresti che il sistema italiano è migliore?
"Non necessariamente. A livello teorico, non abbiamo nulla da invidiare. La vera differenza sta nelle strutture, nei fondi per la ricerca e nella connessione con l'industria. Oltre oceano gli investimenti nella ricerca sono nettamente superiori."
Se potessi "importare" qualcosa del sistema americano in Italia, cosa sceglieresti?
"Senza dubbio, investirei di più e meglio in strutture e laboratori. E poi punterei a creare più progetti di ricerca che colleghino il mondo accademico a quello industriale. È lì che l'America fa davvero la differenza."
Un consiglio per i giovani di Roseto che sognano di seguire le tue orme?
"Non abbiate paura di esplorare. Che si tratti di un Erasmus o di un dottorato all'estero, ogni esperienza vi arricchirà. Ma non sottovalutate la preparazione che ricevete in Italia: è una base solida su cui costruire il vostro futuro, ovunque decidiate di andare."
La storia di Francesco ci mostra come sia possibile coniugare passioni diverse e come l'apertura verso esperienze internazionali possa aprire porte inaspettate.
Dal campo da basket di Roseto ai laboratori di ricerca americani, il suo percorso è un esempio di come curiosità, impegno e un pizzico di coraggio possano portare lontano.
Bye, Francesco!