Quel mazzo di rose mai consegnato

Due cinquantenni, una gelateria e tutte le parole che non ci siamo mai detti.

29 Aprile 2025 - 19:52
13 Maggio 2025 - 19:49
Quel mazzo di rose mai consegnato
Sarebbe davvero bastato un bel mazzo di rose rosse?

C'è chi si ritrova per caso, e chi per destino.
Io e Beatrice?
Ci siamo ritrovati grazie a un algoritmo impazzito di Facebook.
O forse è stato il karma che, dopo aver consultato il calendario, ha deciso che trentacinque anni di silenzio erano sufficienti.
Eccoci qui, ultracinquantenni, con la stessa ironia di quando i cellulari erano grossi come mattoni.
Qualche ruga strategicamente posizionata e un passato talmente pieno di storie da poter fare tranquillamente concorrenza a Netflix.
No, ancora nessun filtro di TikTok, grazie al cielo.
Ci siamo dati appuntamento in una gelateria del centro, quella che si sforzava disperatamente di essere vintage, ma sembrava più il risultato di un incidente tra un mercatino delle pulci e il salotto della nonna.
Però aveva tavolini all'aperto e gelati artigianali che ti facevano dimenticare tutti i buoni propositi di dieta (a una certà, diciamocelo, le priorità cambiano drasticamente).

"Lo sai, Bea... A quei tempi mi piacevi da impazzire."

Gliel'ho detto così, con la stessa nonchalance con cui avrei chiesto il conto.

Lei ha sorriso, con quella sua smorfia da "troppo tardi, tesoro" che probabilmente aveva perfezionato davanti allo specchio. Poi ha risposto: "Eh, avresti dovuto aspettarmi sotto casa, con un bel mazzo di rose rosse. Ormai..."

Ho allargato le braccia in segno di resa: "Già... Ormai il meglio se n'è andato!"

Lei ha fatto una pausa teatrale, poi ha alzato il sopracciglio come una diva degli anni '60: "E il peggio è rimasto!"

Abbiamo riso forte.
Una di quelle risate che fanno lacrimare gli occhi e preoccupare il cameriere.
Come quando ridevi a 16 anni, incollando foto dei Duran Duran e Michael Jordan sul diario, o quando passavi bigliettini in codice tra i banchi sperando che il prof non ti beccasse.
Nostalgia?
Certo, ma servita con sale, pepe e una bella spruzzata di sana autoironia, quella che dopo i cinquanta ti salva la vita.

"Ti ricordi com'era crescere?", mi ha chiesto Beatrice tirando fuori un pensiero profondo proprio mentre stavo cercando di capire se il mio gelato al cioccolato contenesse più calorie di quante ne avessi bruciate nell'ultima settimana.
"Noi siamo cresciuti nel periodo del boom economico”, ha continuato, assaporando il suo gelato al pistacchio come se stesse degustando un vino d'annata.
"I nostri genitori erano figli della guerra. Si sono fatti in quattro, in otto, in sedici per darci tutto, terrorizzati dal fantasma della povertà. E noi? Siamo venuti su come funghi in mezzo alle contraddizioni: la TV che ci mostrava l'America come la terra promessa, le ideologie forti come martellate, e l'idea che la famiglia fosse tutto. O, almeno, la cosa più importante dopo il calcio."
"Oggi", ha proseguito gesticolando con il cucchiaino del gelato come fosse una bacchetta magica, "tutto questo sembra una favola dei fratelli Grimm. La famiglia, un tempo pilastro sociale, è diventata una specie di rudere romantico. Tipo il Colosseo, tutti lo fotografano ma nessuno vuole più viverci dentro. Oggi si preferisce restare 'liberi', ma troppo spesso è una libertà che sa di pizza surgelata mangiata da soli davanti allo schermo."

Ho annuito come un pupazzo a molla, realizzando quanto avesse ragione.

"Una volta si litigava, ci si tirava i piatti, ma si restava insieme. Oggi si cambia partner con la stessa frequenza con cui si cambia la password di Instagram."
Beatrice si è messa a ridere, ma poi, con gli occhi che le brillavano, ha aggiunto: "Guarda che non è nostalgia, eh!? Non sono qui per fare la vecchia che rimpiange i tempi andati. È che ci stanno vendendo l'idea che tutto sia fluido, tutto reversibile, persino l'amore. Come se i sentimenti fossero 'app' che puoi disinstallare quando ti annoiano o non ti servono più. Ma se non costruisci niente, non puoi nemmeno perderlo. Non c'è più il gusto della conquista. Nemmeno nel sesso!"

"E le donne?", le ho chiesto aprendo un vaso di Pandora con la disinvoltura di chi non sa minimamente cosa stia facendo.

In quel momento, la sua passione avrebbe potuto alimentare una centrale elettrica.
"Oggi le donne sono più libere, ma a quale prezzo? Abbiamo conquistato ruoli, spazi, potere. Fantastico! Ma in tutto questo abbiamo rischiato di smettere di essere... donne! Quelle con la grazia, l'eleganza e la dolcezza. Ci siamo mascolinizzate per sopravvivere in un mondo pensato per gli uomini, come pinguini costretti a vivere nel deserto. Ma il femminile non è debolezza. È una forza diversa, come il vento rispetto al martello. E l'abbiamo dimenticata."

"E gli uomini?", le ho chiesto affondando il cucchiaino nel gelato alla nocciola con la precisione di un chirurgo distratto.

"Più fragili, smarriti come i turisti senza Google Maps. Forse perché hanno perso il loro posto nel mondo e non hanno ancora trovato un nuovo modo di esserci. Ma serve equilibrio, non guerra tra sessi. Servono uomini e donne che abbiano il coraggio di essere sé stessi, senza dover dimostrare niente, senza dover postare tutto."

"Già, e i social?", ho continuato rilanciando l'ennesimo argomento esplosivo.

"Un disastro! Abbiamo scambiato il contatto umano con la connessione Wi-Fi e le emozioni con le 'emoji'. Viviamo con gli occhi incollati a uno schermo e il cuore in modalità 'aereo'. Per non parlare dei bambini con gli smartphone in mano prima ancora di saper allacciarsi le scarpe... Crescono convinti che si possa ottenere tutto con un 'tap', che ogni desiderio sia un'app da scaricare. Addio senso critico, addio attesa, addio sogni e conquiste. È questo il progresso? Una collezione di 'selfie' con i filtri?"
Pausa. Il sospiro di chi ha visto troppe stagioni della stessa serie. "Ma guai a dirlo ad alta voce. Vieni immediatamente etichettato come 'boomer' prima ancora di finire la frase. Ti accusano di giudicare, ti tacciano di nostalgia tossica. Eppure, guarda bene in giro: quel vuoto che senti dentro, quello non lo cancelli con un filtro di Instagram o con un 'like' su Facebook."

"E noi?", ho abbozzato tornando a noi due seduti a quel tavolino.

"Noi abbiamo avuto fortuna", mi ha detto con un sorriso che sapeva di gratitudine. "Siamo cresciuti quando c'era ancora tempo per le lettere scritte a mano, per le telefonate a casa con i genitori che origliavano in corridoio, per il batticuore da attesa. Ci siamo sbagliati, certo. Abbiamo fatto errori memorabili. Ma avevamo il privilegio di sbagliare davvero, senza possibilità di cancellare tutto con un 'click'. Oggi tutto è superficiale, calcolato, frettoloso. Persino l'amore arriva con la consegna in giornata, come un pacco di Amazon."

"Ma almeno ci siamo ritrovati", le ho detto cercando di alleggerire l'atmosfera.

"Già, anche se manca il mazzo di rose." 

"A quello posso ancora rimediare”, ho risposto con un sorriso che aveva attraversato più di tre decenni per arrivare fino a lì.

Quando ci siamo salutati, il sole stava già calando, pigro come un gatto dopo pranzo.
Le ombre si allungavano sul marciapiede e il tempo sembrava di nuovo sospeso, come in quelle sere d'estate quando eravamo ragazzi e tutto sembrava possibile.

"Bea”, le ho detto allargando le braccia, “se solo avessi potuto tornare indietro a quei pomeriggi di primavera, ti avrei davvero aspettata sotto casa, con un mazzo di rose rosse grande così!"

Mi ha sorriso, con quella luce negli occhi che non era mai cambiata negli anni. "Lo so, ma io, probabilmente, non sarei scesa. Solo per farti impazzire un po' di più. Per vedere fino a dove saresti arrivato."

E poi si è allontanata, con la stessa eleganza di sempre.
Ma il profumo di quei giorni lontani è rimasto lì, nell'aria, come una canzone degli anni '80 che continua a suonare nella tua testa anche quando la radio è ormai spenta da un pezzo.

Lorenzo Mazzocchetti Ideatore e fondatore di Roseto24.it, unisce un grande desiderio di conoscenza a una buona dose di sana ironia. Sa raccontare le vicende locali con uno stile originale e coinvolgente, trasformando il sito in un punto di riferimento per chi vuole scoprire e vivere la città in tutte le sue sfumature.