Giuliano Addazii, venticinque anni al seguito del basket rosetano
La sua dedizione va oltre il semplice sostegno alla squadra, è una vera e propria testimonianza di amore per la città di Roseto e del suo legame profondo con la palla a spicchi.

Quando è nata la tua passione per il basket?
Tutto è iniziato 25 anni fa, quando accompagnavo mia figlia alle partite. Piano piano mi sono fatto prendere dall’atmosfera e ho iniziato a seguire la squadra anche in trasferta. Francesco Orsini, che spesso veniva a pranzo nel mio ristorante con altri giocatori, mi convinse a seguirli a Livorno, la sua città. Da lì non mi sono più fermato: ho seguito il Roseto ovunque, in Italia e all’estero. Nei cinque anni d’oro della squadra ho perso solo due partite! Essere tifoso significa amare la propria squadra, sempre, nel bene e nel male.
Come è nata l’idea del cartello "Grande Roseto"?
L’ispirazione è arrivata dal programma "Grande Fratello". Ho pensato: perché non avere un occhio sempre puntato sulla mia squadra? Così è nato "Grande Roseto". Dall’altro lato, invece, ho scritto "Roseto Spiaggia da A1", per ricordare quanto sia speciale la nostra città.
Che reazioni suscita il tuo cartello nei palazzetti, soprattutto in trasferta?
Ovunque vada, il cartello accende l’entusiasmo. Mi hanno permesso quasi sempre di portarlo con me. Le poche volte che ci sono stati problemi, è stata la stessa tifoseria avversaria a darmi una mano.
Hai mai pensato di organizzare eventi per promuovere il basket?
Non mi sento portato per questo tipo di cose, preferisco lasciare spazio a chi è più bravo di me nell’organizzazione. Io assicuro il mio sostegno tifando con passione e seguendo sempre la squadra.
Quali sono le tue aspettative per il futuro del Roseto Basket?
Tornare in A1 è il sogno di ogni tifoso, ma per ora mi godo le emozioni che la squadra ci regala. Sul futuro non voglio sbilanciarmi, anche per scaramanzia. Il mio ruolo è sostenere la squadra con tutto il calore possibile.
Qual è stato il momento più emozionante che hai vissuto da tifoso?
Ne ho vissuti tanti, ma due resteranno nel cuore: la trasferta a Sassari per la promozione in A1 nonostante la sconfitta, e lo "scontro salvezza" a Roseto contro Capo d'Orlando, col palazzetto stracolmo.
Il tuo ristorante, "Lo Spizzico", ha avuto un ruolo nella tua passione per il basket?
Assolutamente sì. Era un punto di ritrovo per tanti giocatori e allenatori che hanno fatto la storia del basket. Anni bellissimi, pieni di emozioni. Ancora oggi, quando tornano a Roseto, passano per un saluto.
Quanto è importante il basket per la comunità di Roseto?
A Roseto il basket è più di uno sport, è parte della nostra identità. È nelle nostre radici. Io ho sempre cercato di portare con me il nome della mia città, e il mio cartello ne è una testimonianza.
Quale consiglio daresti ai giovani tifosi?
Il tifoso rappresenta la squadra. Una tifoseria appassionata rende una squadra ancora più grande. Ai giovani dico di rispettare sempre le regole: i comportamenti scorretti penalizzano prima di tutto la squadra, che rischia di perdere il sostegno dei suoi tifosi. Il vero tifo è sostegno e incoraggiamento, mai distruzione.