Emidio Testoni: la leggenda che ha portato Roseto tra i giganti del basket

In un’epoca in cui il basket pionieristico italiano era dominato da grandi città e nomi illustri, un manipolo di giovani sognatori di Roseto degli Abruzzi, un piccolo comune affacciato sul mare Adriatico, decise di alzare la testa e scrivere la propria storia.

16 Ottobre 2024 - 12:12
2 Dicembre 2024 - 08:25
Emidio Testoni: la leggenda che ha portato Roseto tra i giganti del basket
Emidio Testoni al PalaMaggetti, fotografato da Stefano Varani (Pagina Facebook Pallacanestro Roseto)

di Daniele Vallonchini e Lorenzo Mazzocchetti

Correva l'anno 1957 quando la squadra di basket di Roseto degli Abruzzi conquistò la prima, storica, promozione in Serie A
Emidio Testoni è uno dei dieci cavalieri rosetani che hanno segnato quel capitolo indimenticabile della storia cestistica locale.
Insieme a lui, Piero Di Blasio, Remo Maggetti, Camillo Mongia, Settimio Angelini, Italo Bruscia, Giorgio Bacchetta, Silvio Pela, Giuliano Verrigni e Tito Rocci.

Emidio Testoni, con il numero 9, in maglia Cartegiunco Roseto (1957)

Emidio, oggi energico ottantasettenne, ha accettato con la sua proverbiale disponibilità di condividere con noi i suoi ricordi dell'epoca.

Torniamo a quel lontano 1957. Roseto degli Abruzzi, un piccolo paese di dodicimila anime che si confronta con le grandi città del basket italiano. Com’è stato vivere quell’emozione?

Ah, il 1957... Indimenticabile! All'epoca avevo solo diciannove anni e ricordo molto bene la sensazione di stupore misto a orgoglio. Eravamo un piccolo paese, non avevamo i mezzi o le strutture delle grandi città, ma ce la siamo giocata alla grande. Le finali si disputarono a Reggio Emilia e ci trovammo contro squadre come Napoli, Udine e La Spezia. I Reggiani e gli "addetti ai lavori" ci dicevano che non avremmo resistito al ritmo di quelle partite così ravvicinate, ma alla fine siamo riusciti a vincerle tutte. La vittoria contro Udine, uno squadrone, è stata un’apoteosi. L’intero paese ci sosteneva, i "Rosetani doc", molti dei quali lavoravano fuori, erano lì a farci sentire il loro supporto. In finale Remo Maggetti segnò 37 punti e io 25.

Cosa c’era di così speciale in quella squadra? Come riuscivate a competere con compagini che, molto spesso, vi sovrastavano fisicamente?

La coesione è sempre stata la nostra arma segreta. Non eravamo una squadra di giganti, ma giocavamo come una vera famiglia, dentro e fuori dal campo. In quegli anni, a Roseto, non nascevano molti ragazzi sopra il metro e novanta, mentre nelle grandi città come Milano, con milioni di abitanti, era più facile trovare giocatori alti. Ma noi compensavamo con il cuore e la determinazione. Eravamo tutti ragazzi di Roseto e anche in campo, tra di noi, parlavamo spesso e volentieri in dialetto rosetano. E poi c'era l'allenatore, Tonino Bruscia: sapeva caricarci in un modo incredibile! Giocavamo all’aperto, all'Arena 4 Palme. Ricordo che dovevamo asciugare il campo quando pioveva o spalare la neve quando nevicava. Eravamo una squadra che sognava in grande - spiega Emidio, la cui voce rivela un mix di nostalgia e orgoglio. E alla fine, come per magia, il sogno si è avverato. Roseto in Serie A! Una piccola cittadina di provincia che si trova a competere con le grandi del basket italiano. La promozione ha dato un’energia incredibile a tutta la comunità, per settimane non si è parlato d’altro.

Ci sono stati sacrifici particolari che hai dovuto affrontare, magari assieme ai tuoi compagni, per raggiungere quei traguardi?

Più che sacrificio, per me era pura gioia. Certo, non era sempre facile. Alcuni compagni di squadra, a volte, erano costretti a fare i conti con ristrettezze economiche che riuscivano a colmare grazie a piccoli aiuti da parte della società o della comunità. Ricordo un episodio buffo: una volta, siccome noi ragazzi non avevamo molti soldi in tasca, abbiamo chiesto alla società di premiarci con un biglietto gratis per il "Supercinema" ogni volta che vincevamo. Fu una richiesta ingenua, ma rispecchiava lo spirito dell'epoca: il biglietto del cinema costava nove lire!

Qual è stato il momento in cui hai capito che la promozione era a portata di mano? E come ha reagito la comunità di Roseto?

Dopo aver vinto le prime due partite del concentramento a Reggio Emilia, avevamo la certezza della promozione. La partita contro Udine era difficile, ma il nostro ritmo era insostenibile per loro. Un aneddoto: prima di quella partita, Remo Maggetti disse a Tonino Bruscia: "Guarda quanto sono alti!". E il nostro allenatore, scherzando: "Sì, ma se ti metti a correre insieme a loro, arrivi prima tu!". Ci siamo fatti tutti una gran risata e abbiamo giocato senza paura. La reazione del paese alla nostra impresa è stata incredibile. Quando siamo tornati, a bordo di un pulmino e una "Giardiniera", i Rosetani ci aspettavano in massa, prima nei pressi di un passaggio a livello a Martinsicuro e poi nel piazzale della stazione di Giulianova. È stata una festa continua per giorni.

Questo traguardo ha avuto un impatto sulla tua carriera? Ti ha aperto nuove porte?

Sì, decisamente. Dopo quella vittoria, sono andato a Bologna e il mio compagno e amico Remo Maggetti a Varese. Da lì ho continuato a giocare in altre squadre come Cantù, acquisendo una grande esperienza. Ho anche avuto la fortuna di essere allenato da tecnici di alto livello come Arnaldo Taurisano. Così, quando sono tornato a Roseto, ho portato con me una nuova mentalità e una conoscenza tecnica che mi hanno consentito di formare le nuove generazioni di cestisti.

Emidio Testoni, a destra, in maglia Oransoda Virtus Bologna (Foto "Stadio")

Guardando indietro alla tua carriera, c’è qualcosa che avresti fatto diversamente?

L’unico rimpianto è forse non aver aspettato un anno in più prima di andare via da Roseto. Io e Remo Maggetti eravamo una coppia affiatata e, se fossimo andati insieme a Varese, sono sicuro che avremmo fatto grandi cose. In due sarebbe stato tutto più facile, sia dentro che fuori dal campo.

Qual è stato il momento più difficile della tua carriera? Come l’hai superato?

Il momento più duro è stato sicuramente l’esonero da allenatore dopo aver portato Roseto in Serie B. Avevamo vinto sei partite su sette, ma una sconfitta di un punto contro Reggio Calabria mi costò il posto. È stata una delusione enorme, soprattutto perché sentivo che avevamo costruito qualcosa di speciale. Ma lo sport è anche "business"... Dopo l'inevitabile frustrazione iniziale, non mi sono perso d'animo e mi sono cimentato in nuove sfide professionali. Alla fine, quell'esperienza mi ha reso un uomo migliore e più resiliente.

Infine, che consiglio daresti ai giovani che sognano di raggiungere traguardi importanti come i tuoi?

Sacrificio. Non c’è altra parola. Lo sport richiede dedizione, specialmente oggi. Ai miei tempi, alcuni compagni riuscivano anche a laurearsi mentre giocavano, dimostrando che con la giusta disciplina tutto è possibile. Lo sport favorisce uno stile di vita sano e tiene lontane abitudini potenzialmente nocive. Non si tratta solo di competere, vincere o perdere, ma di impegnarsi in un percorso di crescita personale che forgia il carattere e contribuisce a plasmare individui più equilibrati e consapevoli.​​​​​​​​​​​​​​​​

Emidio Testoni e il giovane Marco Gullotto, fotografati da Stefano Varani (Pagina Facebook Pallacanestro Roseto)

Ringraziamo "Mastro Emidio" per averci portato indietro in quel magico 1957, un anno che ha segnato non solo la sua carriera, ma anche il cuore di un’intera comunità.
Il suo racconto continuerà di sicuro a ispirare generazioni di giovani sportivi, ricordando loro che la vera forza risiede nell’unità, nella passione e nel sacrificio.
Grazie ancora per averci regalato il sogno di quei giorni e per aver dimostrato che ognuno di noi, se ci crede davvero, può affrontare anche le sfide più difficili e impegnative.

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