Anche le giovanissime Panthers Roseto di Serie B hanno centrato il prestigioso obiettivo dei playoff promozione
La neopromossa squadra delle "Panterine" ha compiuto un percorso straordinario nel campionato di Serie B femminile. Il presidente delle Panthers Roseto, Gianpaolo Pigliacampo, racconta: "Non puntavamo alla promozione, ma a crescere. È Un progetto nato per formare giovani atlete che è culminato con l'inaspettato accesso ai playoff!”

Presidente Pigliacampo, partiamo dall’attualità. La vostra giovanissima squadra di Serie B, da neopromossa, è arrivata ai playoff. Un risultato inaspettato?
Assolutamente sì. Quando, a inizio stagione, ci siamo iscritti alla Serie B, lo abbiamo fatto con un solo obiettivo: far fare esperienza alle nostre ragazze più giovani. Non ci aspettavamo minimamente di arrivare così in alto. Avevamo iniziato dalla Serie C, che è il campionato più basso, consapevoli di essere competitivi lì. La promozione è arrivata subito, ma anche quest’anno, in Serie B, volevamo solo crescere e non certo lottare per la promozione. E invece ci siamo ritrovati ai playoff, anche grazie alla crescita sorprendente di alcune ragazze.
Perché una squadra così giovane in un campionato Senior?
Il problema è strutturale, riguarda tutto il basket femminile al Sud Italia, dalle Marche in giù. Poche società, poche giocatrici, campionati giovanili ripetitivi. Ci si ritrova a giocare sempre con le stesse squadre, e questo incide sulla qualità della preparazione. Quando poi si arriva a confrontarsi con le realtà del centro-nord, dove ci sono campionati più competitivi e tante società, il divario tecnico ed emotivo si sente.
Quindi la Serie B è una scelta strategica?
Esatto. È un modo per aggirare le difficoltà del sistema. Non siamo gli unici: anche società importanti come Campobasso hanno scelto questa via. Iscrivere le ragazze a campionati senior, pur essendo ancora in età giovanile, permette loro di maturare più velocemente. A livello tecnico, tattico, ma anche umano. Giocare contro adulti è formativo, costringe a ragionare più in fretta e a essere più concreti. E poi le partite hanno un altro peso emotivo.
Com’è composta la squadra di Serie B?
Tutte le ragazze sono molto giovani, tranne una veterana, Claudia Pallotta, che ha giocato anche a livelli superiori e oggi fa da chioccia. La sua presenza è fondamentale: guida, consiglia, rassicura. Il suo ruolo è stato determinante nella crescita del gruppo.
Ma continuate a fare anche campionati giovanili, giusto?
Certo. Anzi, siamo probabilmente l’unica società in Abruzzo che partecipa a tutte le categorie femminili: dal Minibasket fino all’Under 19. Però questo non basta. Volevamo evitare che le nostre ragazze subissero l’impatto devastante del salto di livello quando si trovano ad affrontare squadre del nord. Così abbiamo scelto questo percorso, pur consapevoli dei sacrifici.
Sacrifici in che senso?
Economici e organizzativi. È come avere due prime squadre da seguire: Serie A2 da una parte, Serie B dall’altra. Le trasferte, le tasse federali, gli spostamenti: tutto si raddoppia. E per delle ragazze giovani non è facile reggere i ritmi. Però ne vale la pena. È un investimento nel loro futuro e nella competitività del nostro movimento.
In conclusione, cosa vi augurate per queste ragazze?
Che crescano. Tecnicamente e, forse ancora di più, emotivamente. Che acquisiscano sicurezza, resilienza, fame di gioco. E che un domani, quando si troveranno a confrontarsi con coetanee di realtà più blasonate, possano farlo alla pari. La promozione e i playoff sono solo il risultato più visibile. Il vero traguardo è farle diventare giocatrici di livello. E' un lavoro lungo e faticoso e occorre avere pazienza. Il percorso a ostacoli include anche sconfitte probanti, ma il tutto è stato concepito con una logica ben precisa.