Radici e ali: Jacopo Dezi, il calciatore rosetano che non ha mai lasciato casa

Incontri casuali a Roseto, dove il mare sussurra storie di partenze e ritorni.

18 Luglio 2024 - 20:00
28 Ottobre 2024 - 17:13
Radici e ali: Jacopo Dezi, il calciatore rosetano che non ha mai lasciato casa
Jacopo con il suo amatissimo Leo

Jacopo ha gli occhi di un ragazzino e l'anima di un veterano.
Siede su quella Vespa bianca che sembra uscita da un film di Fellini accarezzando Leo, il suo amatissimo Pomerania.
Il pallone, fedele compagno di mille battaglie, riposa ai suoi piedi.

Visto che ci conosciamo ormai da un po', gli chiedo se posso rivolgergli qualche domanda per Roseto24.it.
Lui, come suo solito, non si tira indietro.

Jacopo, torniamo indietro nel tempo. Cosa vedevi oltre il cancello di casa il giorno in cui hai deciso di partire per inseguire il tuo sogno?

I suoi occhi si velano di nostalgia. "Vedevo un orizzonte infinito... Un mix di paura e speranza, come il mare di Roseto: calmo in superficie, ma con correnti profonde che ti trascinano verso l'ignoto."

Il calcio è stato una scelta o una chiamata per te?

Sorride. "Una chiamata, senza dubbio. Come il canto delle sirene per Ulisse. Sapevo che rispondere significava lasciare Roseto e i miei affetti, ma non rispondere non era un'opzione!"

Parlami della gioia più pura che hai provato grazie al calcio. Non un trofeo, ma un'emozione che ti ha fatto sentire vivo.

"Il primo gol in un campionato nazionale. Non per la rete in sé, ma per il pensiero che in quel momento, a Roseto, tutta la mia famiglia stava urlando di gioia davanti alla TV. Le radici non si tagliano. Mai."

A proposito di radici, la tua vespa bianca: un mezzo di trasporto o una macchina del tempo?

Accarezza il manubrio con affetto. "Entrambe le cose. Mi ha portato via da Roseto, ma ogni volta che la guido, mi riporta a casa. È il mio cordone ombelicale con le mie origini."

Se potessi dipingere un affresco dei tuoi sacrifici, quali immagini metteresti in primo piano?

Jacopo guarda lontano. "Dipingerei le notti insonni in camera da solo, lontano da casa. Le lacrime silenziose dopo una sconfitta. I compleanni festeggiati via Skype. Ma metterei in primo piano anche i sorrisi di orgoglio dei miei genitori, di mio fratello e di tutte le persone che mi sono state vicino nei momenti difficili. Perché quelle persone valgono ogni sacrificio."

C'è stato un momento in cui hai pensato di mollare tutto?

"Sì," ammette con un filo di voce. "Dopo un infortunio abbastanza grave. Il dolore fisico era niente in confronto alla paura di aver perso tutto. Ma poi ho pensato a quel ragazzino di Roseto che sognava di diventare calciatore. No, non potevo deluderlo..."

Le delusioni forgiano il carattere, si dice. Qual è stata la delusione che ti ha insegnato di più sulla vita?

"Una panchina in una partita cruciale. Mi ha insegnato che il talento non basta. Serve umiltà, lavoro duro e la capacità di rialzarsi. Come disse qualcuno: 'Cadere è umano, rialzarsi è da campioni'."

Se potessi sussurrare qualcosa all'orecchio di Jacopo sedicenne, cosa gli diresti riguardo alle tentazioni come alcol e droghe nel mondo del calcio?

Jacopo si fa serio. "Gli direi che la vera ebbrezza è quella che provi quando realizzi i tuoi sogni. Che nessuna sostanza può replicare la gioia di un gol, l'adrenalina di una vittoria. E che il rispetto per il proprio corpo è il primo passo per rispettare i propri sogni."

Dopo tutti questi anni, cosa rappresenta per te il pallone?

Prende il pallone tra le mani, lo accarezza come fosse una reliquia sacra. "È un compagno di viaggio. Un amico silenzioso che non ti tradisce mai. È lo strumento attraverso il quale ho imparato a conoscere me stesso, i miei limiti, le mie possibilità."

Jacopo, immagina di parlare ai giovani rosetani, non solo agli aspiranti calciatori. Qual è il messaggio che vuoi lasciare loro?

Si alza in piedi, gli occhi brillanti di passione. "Ai ragazzi rosetani dico di non temere oltremisura i momenti bui. Sono quelli che li renderanno più forti. Di non temere i sacrifici, perché sono il prezzo dei loro sogni. E di ricordare sempre che le loro radici non sono le catene che li tengono prigionieri, ma le ali che permetteranno loro di volare più in alto. I giovani sono il futuro, e il futuro è luminoso se ci si crede davvero."

Jacopo monta sulla sua Vespa bianca, il pallone nello zainetto.
Mentre si allontana, la sua figura si staglia contro il tramonto di Roseto.
Un'immagine che racchiude tutto: le origini, i sogni, i sacrifici e la speranza.
La speranza di un ragazzo di provincia, ormai diventato uomo, che non ha mai smesso di credere nei propri sogni e che oggi invita i giovani rosetani a fare altrettanto.

Perché Jacopo ha imparato che la partita più importante non è quella contro gli imprevisti e le avversità della vita, ma quella che si gioca ogni singolo giorno contro sé stessi.

E' arrivato il momento dei saluti: si riparte per una nuova avventura!"Buon vento, Jacopo!"

Lorenzo Mazzocchetti Ideatore e fondatore di Roseto24.it, unisce un grande desiderio di conoscenza a una buona dose di sana ironia. Sa raccontare le vicende locali con uno stile originale e coinvolgente, trasformando il sito in un punto di riferimento per chi vuole scoprire e vivere la città in tutte le sue sfumature.