Un acquedotto. Roba vecchia.
Vecchia quanto? Boh, tra i romani e l'alto medioevo, dicono.
Proprio vicino al cimitero di Cologna Spiaggia, in quel tratto di collina che sembra dormire, ma che in realtà custodisce mille segreti.
Il dottor Staffa dei Beni Culturali, uno che ne sa più di tutti noi messi insieme, ha già raccontato tutto: fornaci romane, necropoli, ville antiche.
I lavori si sono fermati. Transenne, sigilli, tutto fermo.
Perché? Semplice, lì sotto c'è roba importante.
Hanno usato droni, fotogrammetria, roba che nemmeno nei film di spionaggio, e hanno visto qualcosa che fa venire i brividi.
La Riserva del Borsacchio non è più solo quel paradiso di biodiversità con decine di specie protette.
No, adesso è anche un museo a cielo aperto.
Un posto dove la terra ti racconta storie senza tempo.
E ora cosa accadrà?
La Soprintendenza indagherà, gli archeologi diranno la loro e poi chissà cosa verrà fuori.
Magari un pezzo di acquedotto che racconta di come vivevano, di cosa bevevano, di come sopravvivevano questi nostri antenati.
O, forse, qualcosa di più.
Una cosa è certa: non è solo storia, è poesia.
Poesia scritta nella terra, tra un fosso e l'altro, tra un cespuglio e una pietra.
Un giorno, forse, questa parte di Riserva diventerà un parco archeologico.
E io già me li immagino i ragazzini che lo visiteranno.
Toccheranno quei sassi e capiranno che la storia non è solo roba polverosa nei libri.
La storia è qui. Sotto i nostri piedi. Sempre.
Non ci resta che aspettare, mentre la terra continuerà a raccontare i suoi segreti.